Giovani generazioni e futuro. Mustafa Sabbagh in mostra alla Casa della Memoria di Milano
IN OCCASIONE DELLA MILANO ART WEEK, CASA DELLA MEMORIA PRESENTA UNA MOSTRA DEL FOTOGRAFO MUSTAFA SABBAGH, UNA RIFLESSIONE (E UNA DENUNCIA) SULLA CONDIZIONE DELLE GIOVANI GENERAZIONI E SUL LORO FUTURO
È una riflessione sul mondo attuale, visto attraverso la lente della condizione giovanile, la mostra che il 31 marzo, in occasione della Milano Art Week, inaugurerà presso la Casa della Memoria: Senza Titolo. Prodotto F è il titolo dell’esposizione di Mustafa Sabbagh (Amman, 1961), considerato “uno dei cento fotografi più influenti al mondo” secondo il curatore e storico dell’arte Peter Weiermair e l’unico italiano tra i ritrattisti di nudo più importanti sul panorama internazionale che, in questa occasione, presenta alcune delle opere più rappresentative della sua ricerca, Made in Italy e Rave party. Il titolo della mostra, Prodotto F, è un riferimento alle 3 F che hanno reso celebre l’Italia nel mondo, “fashion”, “food” e “furniture”. A queste Sabbagh aggiunge la F di “future”, il futuro cui le giovani generazioni sono destinate.
MUSTAFA SABBAGH IN MOSTRA ALLA CASA DELLA MEMORIA DI MILANO
In Made in Italy, serie fotografica facente parte delle collezioni del MAXXI di Roma, appaiono giovani a torso nudo e con pantaloni fuori taglia. Ognuno di loro è accompagnato da una didascalia che reca peso, altezza, origine, come se fossero etichette di un prodotto vendibile. Una denuncia all’emergenza degli immigrati, considerati tutti “uguali” eppure trattati come “diversi”, ma anche un modo per spingere i giovani a prendere posizione e a non subire le etichette imposte loro dalla società. Rave party è un video in cui lo schermo è diviso a metà: da una parte è uno sbarco di immigrati su una spiaggia, dall’altro i ritmi concitati di un party danzante. “Una delle strategie più potenti messe in atto dalla superficie mai superficiale di uno schermo audiovisivo è quella dello split screen: Sabbagh sceglie lo schermo diviso a metà, dove gli eventi del lato destro sono giustapposti a quelli del lato sinistro, e si attiva il paradigma dello slittamento di senso”, scrive Claudia Attimonelli nel testo critico della mostra Rave Party, 2019, di Mustafa Sabbagh. O di un’erratica visione errata. “Se la retina di chi guarda è istintivamente portata ad avviare processi di sintesi dialettica tra un’ipotetica tesi (il ballo sfrenato e indecoroso) e una conseguente antitesi (lo sbarco disperato e periglioso), nel caso di Rave party l’artista ne impedisce il compimento, complice la voluta opacità della grana delle immagini da repertorio da lui selezionate. Qui vige il principio della giustapposizione degli eventi, e non della loro sintesi”.