80mila in tripudio per Vasco all’Ippodromo, la festa rock attesa da anni
Ritorno ad un grande live a Milano: il concerto era atteso dal 2020, rimandato per la pandemia covid
Buona la prima? Il concerto di Vasco Rossi all’Ippodromo La Maura di Lampugnano, location inedita, ha messo a dura prova il quartiere, che solitamente è sfiorato dal caos quando gli eventi sono ospitati nel vicino stadio di San Siro. E il 9 giugno partiranno gli I-Days, nello stesso pratone. Ci saranno (anzi ci sono già) polemiche, ma di questo ne parliamo dopo. Partiamo dalla musica. Il motivo per cui 80 mila persone si sono radunate all’ex pista del trotto, per un concerto che avrebbe dovuto tenersi nel mese di giugno del 2020 ed è stato rimandato di anno in anno a causa della pandemia covid.
Con Vasco sull palco (un palco gigante, alto cinque piani), il tripudio non fa notizia. Il pubblico è entusiasta, e lo è certamente anche per il ritorno di un grande concerto live, si potrebbe dire “come una volta”, ed è un “finalmente” per tutti. Si urla, si salta, si balla, si canta a voce altissima, si sovrasta la musica perfino, ci si dimentica del diluvio pre-concerto che si è abbattuto su Milano. ““Benvenuti, ben tornati, ben ritrovati! Vivi, sani, lucidi! Finalmente a Milano!”, esordisce il rocker emiliano prima dell’excursus di una carriera spettacolare, una trentina di brani che scaldano tre o quattro generazioni. Immancabile, e già noto dal concerto di Trento, il riferimento alla guerra in Ucraina: “Fuck the war, la guerra è contro l’umanità e la civiltà, dove c’è musica non c’è la guerra”, urla Vasco dal palco.
Da ‘XI comandamento’ a ‘Albachiara’, il pubblico è in estasi. Durante ‘Senza parole’ sui maxischermi appaiono i messaggi di Vasco alla ‘sua’ gente’: ‘Il popolo del Blasco, il loro entusiasmo è la mia benzina’. Le ballate e i pezzi rock si alternano, tutti intramontabili, tutti intergenerazionali, fino all’Albachiara che chiude immancabilmente ogni concerto del rocker emiliano. In tempo per terminare in orario, con il coro di 80 mila persone, prima di riversarsi tutti sulle strade del quartiere, per l’occasione ‘blindate’ da un piano di chiusura che verrà sicuramente rivisto prima degli I-days, perché così com’è stato applicato ha scontentato molti.
Ma questo è un altro capitolo, un’altra notizia. Intanto, la festa rock, con il suo ‘sacerdote’ italiano più rappresentativo, è andata. Il ritorno a un grande live segna un punto di svolta, segna la voglia di tornare a ritrovarsi, a cantare insieme, a condividere un momento spettacolare di cui si sentiva una grandissima mancanza.
Fonte:Milanotoday