Movida molesta a Milano, il Comune fa chiudere i dehors a mezzanotte. Sala: «Abbiamo permesso troppa libertà»
Primo provvedimento dopo le richieste dei comitati. Ma il Pd attacca la misura: così si riduce la sicurezza in alcune zone critiche, come Porta Venezia
Rumore oltre i decibel consentiti, auto parcheggiate davanti ai portoni o sugli stalli destinati ai residenti e spazzatura lasciata ovunque: i comitati dei residenti delle quindici zone «calde» di Milano — Duomo-Arco della Pace, Ticinese, Darsena, Navigli, Tortona, Nolo, corso Como–Gae Aulenti, Garibaldi, Brera, Isola, Lazzaretto, Melzo, Sarpi, Bicocca — promettono battaglia a Palazzo Marino.
Il gruppo più agguerrito è il Comitato del Lazzaretto — la zona incastonata a Porta Venezia tra le vie Lazzaretto, Tadino, San Gregorio, e che comprende via Melzo e via Lecco — che ha già avviato una causa civile contro il Comune. «C’è ormai una giurisprudenza molto bene avviata e chiara su questo tema a cui noi facciamo molto affidamento per vedere tutelati i nostri diritti, che sono peraltro già previsti dalla Costituzione», spiega la portavoce Elena Montafia. Ma a seguire l’esempio potrebbero essere anche i colleghi dei comitati Cinque Vie e Nolo, dove «la situazione è peggiorata» in particolare, in «piazzetta Arcobalena» (la più nota piazza Spoleto), nel Municipio 2.
Le richieste degli 11 comitati analizza cinque topic in cui la malamovida rende difficile la convivenza tra residenti e avventori: dalla salute alla sicurezza passando per l’economia e il futuro di Milano. Ma anche la mobilità è diventata un cruccio: «In caso di problemi — chiosa Pier Franco Lionetto, del Comitato Vivisarpi — non riuscirebbero a intervenire neanche i mezzi di soccorso, tante ormai sono le auto parcheggiate a caso». Tutte ragioni che fanno avanzare tre richieste specifiche: «La prima — interviene Montafia — è diventare interlocutori istituzionali e partecipare ai tavoli decisionali con una frequenza periodica. In secondo luogo servono interventi urgenti, decisi e realizzati attraverso ordinanze di immediata esecuzione. Infine serve il rispetto delle norme, a partire da quelle sui limiti alle emissioni sonore», che spesso superano gli 80 decibel.
Da Palazzo Marino il sindaco Sala replica mettendo sul tavolo un primo provvedimento: la riduzione degli orari di attività dei dehors. «È chiaro che la riduzione degli orari è un tema — ha spiegato —. Credo che nei quartieri più complessi, faccio un esempio, in via Melzo, via Lecco, sia giusto che l’uso dei plateatici dopo mezzanotte venga vietato». E ha aggiunto: «Anche in questi anni recenti il regolamento di occupazione del suolo pubblico e di esercizi commerciali è stato un po’ lacunoso, abbiamo permesso troppa libertà. Stiamo parlando di un qualcosa di cui non c’è una regolamentazione precisa nel nostro Paese ma abbiamo visto una proliferazione eccessiva: non puoi togliere la licenza a chi ce l’ha, ma quello che ritengo si debba fare è di ribilanciare, non è possibile che in una città ci siano cosi tanti bar che portano a un rumore eccessivo. Ci vorrà del tempo, ma sulla ri-regolamentazione voglio si faccia rapidamente».
Al sindaco ha risposto il presidente della Commissione Sicurezza Michele Albiani, consigliere del Pd: «Rimango interdetto dalla proposta di far chiudere i dehors a mezzanotte, soprattutto in Porta Venezia. È evidente che non si siano compresi i reali problemi della zona, sennò si saprebbe che le chiusure anticipate ridurrebbero la sicurezza dei cittadini». Sulla stessa linea Carlo Squeri, numero uno di Epam (associazione provinciale milanese pubblici esercizi di Confcommercio): «I dehors non generano malamovida, anzi possono contrastarla».
Fonte: Corriere.it
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