Attualità

La doppia vita di Rosario D’Onofrio, procuratore capo degli arbitri italiani arrestato per narcotraffico

L’ex ufficiale dell’esercito, conosciuto tra le bande di spacciatori con il nome di “Rambo”, è stato arrestato con l’accusa di essere un corriere della droga. Le sue dimissioni dall’Aia sono state formalizzate oggi

Il procuratore nazionale dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri), il “magistrato” più importante della sezione arbitri, per la Guardia di Finanza è un narcotrafficante. Rosario D’Onofrio, detto “Rambo”, ex ufficiale dell’esercito è infatti accusato di essere un corriere delle droga in un’inchiesta della procura di Milano.

Un’incredibile doppia vita che emerge ora con la conferma arrivata dai vertici dell’Aia. D’Onofrio si è dimesso oggi dal suo incarico: lo stesso giorno dell’arresto. L’Aia, da quanto trapela,si ritiene parte lesa e starebbe valutando azioni legali. D’Onofrio è entrato nella disciplinare Aia nel 2013 sotto la presidenza Nicchi e nominato sotto quella di Alfredo Trentalange a capo dell’ufficio che indaga su eventuali irregolarità degli arbitri. Era stato anche premiato a luglio come “Dirigente Arbitrale nazionale particolarmente distintosi” dal Comitato Nazionale dell’Associazione Italiana Arbitri: nelle carte processuali viene invece tratteggiato il profilo di un personaggio perfettamente integrato in una banda che gestiva il narcotraffico sulle rotte spagnole, responsabile di pestaggi e in grado di fornire armi.

Così “Rambo” in mimetica trasportava la droga durante il lockdown

Il 30 marzo del 2020 D’Onofrio, vestito con la tuta militare, è intercettato sulla sua Volvo XC 60. A bordo dell’auto ci sono 35 kg di hashish. Entra in un cancello in via Giuditta Pasta 94 a Milano, apre il portellone e completa la consegna: “Prendi, sono 25 e 10”. Subito dopo si dirige in via San Martino a Paderno Dugnano, poco distante. Un uomo sale sulla vettura: “Veramente vestito da militare!” esclama questi sorpreso. E D’Onofrio: “Se una cosa la devi fare, la devi fare fatta bene!”. E’ il suo modo di spiegare come, indossando quella divisa che si è fatto prestare da un collega dell’Esercito (la sua non ce l’ha perché temporaneamente sospeso dal servizio per motivi disciplinari), può girare liberamente e fare le consegne anche durante il lockdown.

Rosario D’Onofrio arrestato per traffico di droga: il suo ruolo ricostruito nelle indagini

Sono stati cinque mesi di lavoro intensi quelli di D’Onofrio come corriere della banda che gestiva il narcotraffico tra la Spagna e Milano, tonnellate di hashish e marijuana fatti arrivare sui camion di una ditta di spedizioni. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dai pm Rosario Ferracane e Sara Ombra nella maxi inchiesta del Gico della Guardia di Finanza di Milano che ha portato a 42 misure (di cui 39 in carcere), il primo compito di D’Onofrio era quello di smistare al dettaglio i carichi dopo che erano arrivati in deposito. Secondo il giudice che ha firmato l’ordinanza era lui “la persona incaricata (…) di organizzare la parte logistica delle importazioni di stupefacente e tra queste attività (…) di reperire luoghi ove poter effettuare lo scarico in sicurezza dei bancali all’interno dei quali era contenuto lo stupefacente”. Dai messaggi che gli uomini della banda si scambiavano su Encrochat, emerge anche che l’ex militare era l’uomo che doveva procurare “il ferro”, ovvero una pistola.

Il blitz anti-droga, le intercettazioni: “Era in gamba di brutto…e di famiglia mia…sapeva cosa fare”

Che sia uno “bravo” è opinione dei suoi stessi soci: “Era in gamba di brutto…E di famiglia mia…Sapeva cosa faceva”. Parla così Daniele Giannetto, uno dei capi dell’organizzazione, anche lui finito agli arresti. In quella conversazione Giannetto usa il passato perché Rambo lo stesso giorno viene arrestato una prima volta, in flagranza. E’ il 21 maggio del 2020 e la Guardia di Finanza lo trova al casello di Lainate con a bordo 40 kg di “ganja”.

Tra i vari incarichi che questo corriere tuttofare assolve egregiamente per conto della banda, c’è anche la consegna del denaro frutto dei traffici di hashish e Marijuana al riciclatore cinese, di stanza in via Canonica 29 a Milano, specializzato in Fei-Chien, una tecnica di pulizia del denaro simile alla Hawala: D’Onofrio porta “rilevanti somme di denaro contante” per fare in modo che il passaggio di soldi potesse “eludere la normativa antiriciclaggio e far giungere in Spagna i profitti dei reati commessi”.

Rosario D’Onofrio, per l’accusa era anche l’uomo dei pestaggi: “Se lo prende dice che lo tortura con la corrente”

All’occorrenza D’Onofrio è anche uomo di pestaggi: “Dice che se lo prende lo tortura con corrente … – si scrivono su messaggistica criptata due del gruppo, riferendosi al pestaggio e al ruolo di D’Onofrio – tanto prima o poi lo prendiamo.. Dovevo ammazzarlo quel giorno… Invece mi sono fatto prendere dal dispiacere… stava morendo… mi ha detto Rambo che solo per te si è fermato”. Lo stesso Rambo, in un’altra telefonata dice: “Ma tu non puoi immaginare quante gliene ho date”.

Fonte: Repubblica.it

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