Attualità

Milano Area B. Una settimana di disagi, passi falsi e ripensamenti

Area B di Milano, una settimana dopo. Sette giorni di provvedimento, sette passi nel delirio, verrebbe da dire. L’applicazione della normativa che vieta nei giorni feriali l’utilizzo delle auto fino a Euro 2 a benzina e fino a Euro 5 diesel nel perimetro urbano controllato da telecamere si è scontrata, com’era prevedibile, con proteste, recriminazioni, insensatezze e incongruenze di ogni genere.

 Così, da un lato l’assessora comunale alla Mobilità Arianna Censi, in un’intervista alle pagine locali del Corriere della Sera ammette che “Area B è la battaglia più grande e più difficile da fare”, aggiungendo però che “non ci sarà nessuna deroga per nessuno”, nonostante gli ingressi di auto a Milano siano “calati dell’1% il primo e del 2% il secondo giorno” (non un grande risultato, a fronte di tutti i disagi creati…). Dall’altro lato, il sindaco della città Beppe Sala, dopo la denuncia di Quattroruote, dichiara invece che è necessario porre un correttivo all’assurda situazione che vede multati anche i benintenzionati automobilisti che vorrebbero lasciare l’auto in uno dei 26 parcheggi di corrispondenza con la rete di trasporto pubblico, 14 dei quali rientrano nel perimetro dell’Area B e sono, quindi, off-limits. “Chi entrerà nella Ztl e raggiungerà il parcheggio d’interscambio, avrà l’ingresso annullato”, ha detto il primo cittadino: e viene da chiedersi perché nessuno dell’amministrazione ci abbia pensato prima, evitando questo ulteriore fastidio agli utenti e ai servizi comunali stessi (“Il sistema deve far legger la targa alla prima telecamera e poi annullare automaticamente l’ingresso se uno entra nel parcheggio”, ha aggiunto Sala).  

Quante grane. Ma se fosse solo questo il problema emerso, le cose sarebbero ancora facili. Nella settimana sono emerse, nell’ordine, anche: la scoperta della presa in giro della scatola nera Move-In che conteggia anche i chilometri percorsi di notte e pure durante i weekend ai fini della percorrenza massima consentita a chi sceglie questa soluzione (e su questo l’assessore Censi si esibisce, nella citata intervista, in uno sconcertante “chi decide di venire a Milano solo nel weekend può usare i 50 giorni di bonus a disposizione, anche perché si suppone che raggiunga una meta precisa e non debba girare come una trottola”…); lo psicodramma delle scatole nere che non si trovano e delle officine che stilano liste di attesa degli automobilisti che hanno fatto richiesta; l’uscita del sindaco della limitrofa Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, che promette d’istituire un’Area S nella quale far pagare un ticket di accesso ai milanesi (“Sala fa l’ecologista con l’inquinamento degli altri”, ha dichiarato, “perché ha preso una decisione che lo sta spostando sui Comuni della prima cintura”); la dura presa di posizione del segretario cittadino della Cgil Massimo Bonini per il quale Area B è “un provvedimento classista”.

Muggiano accerchiata. Ultimo, ma non meno importante,è il caso di Muggiano, quartiere alla periferia occidentale di Milano completamente circondato dalle telecamere dell’Area B che impediscono ai residenti di uscire e tornare a casa propria, se utilizzano un’auto colpita dai divieti: una situazione kafkiana, che ha scatenato l’ira dei cittadini, costretti a mettere mano al portafogli per cambiare macchina o, quanto meno, a versare l’obolo di 50 euro previsto per l’installazione e l’abbonamento al Move-In. Un’altra situazione che poteva essere facilmente prevista ed evitata.

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